Questa targa, apposta lungo le mura dell’antichissima Abbazia del Goleto (XII secolo), una delle più belle ed interessanti dell’Italia meridionale, sita nel territorio del Comune di Sant’Angelo dei Lombardi, annuncia a tutti i visitatori la presenza di un attivo Punto CLE, la cui sede è appunto ubicata all’interno della cittadella monastica, e dotata di arredamento d’epoca e di una ricca biblioteca.

L’istituzione si deve ad una convinta condivisione del Vescovo di Sant’Angelo dei Lombardi, mons. Pasquale Cascio, del suo attivissimo delegato ai beni culturali, mons. Tarcisio Gambalonga, del Sindaco di Sant’Angelo dei Lombardi, prof.ssa Rosanna Repole, e del presidente nazionale del CLE, prof. Romualdo Marandino, coadiuvato da circa cinquanta studiosi meridionali, esperti in diversi rami del sapere (storia, filosofia, filologia, antropologia, fisica, matematica, astronomia, ecc. ), che hanno scelto questo luogo come centro di ricerca e promozione di una cultura fortemente umanistica, ispirata anche al magistero di Papa Francesco, per quanto epistemologicamente laica. Al di là del ruolo che la sede CLE del Goleto eserciterà nella costituenda rete nazionale ed internazionale dei monasteri, i suoi obiettivi precipui generali sono i  seguenti:

  1. Recuperare e potenziare l’identità del territorio interno meridionale quale migliore risposta culturale ed economica ai sempre più vasti e profondi processi di globalizzazione.
  2. Identificare, valorizzare e comunicare tutte le risorse dell’area indicata al punto a) per una seria e coerente politica di sviluppo sociale culturale ed economico.
  3. Sostenere l’imprenditorialità in genere e quella giovanile in particolare per il decollo del turismo culturale e ambientale.
  4. Collaborare con le istituzioni pubbliche e private per una più moderna ed efficace opera di formazione di profili professionali modernamente umanistici.
  5. Coinvolgere soprattutto le giovani generazioni sia nelle attività di ricerca e di comunicazione, ma in special modo nel riappropriamento conoscitivo e critico della complessa e antica identità culturale del territorio di appartenenza, collaborando per questo con tutte le agenzie educative.

 

La struttura del Centro CLE avrà un Comitato Scientifico, un direttore scientifico-organizzativo e un piccolo nucleo operativo fisso, e interagirà, a seconda dei settori, con singoli studiosi e con istituti di ricerca accreditati e qualificati.

Tutti i risultati delle ricerche che si andranno a realizzare confluiranno in una banca dati disponibile alla consultazione anche a distanza. Tale banca dati si trasformerà anche in percorsi didattici e in materiale documentario commerciabile.

L’attivazione del Centro CLE sarà progressiva, in considerazione dei molteplici settori di ricerca, di seguito elencati, e della opportunità di dislocare sul territorio più sedi, cui saranno affidate settori omogenei di ricerca e comunicazione in considerazione anche delle vocazioni storiche e della disponibilità collaborativa delle amministrazioni comunali. La progressione è dettata anche dalla previsione di auspicabili finanziamenti pubblici non erogabili tutti in una volta, nonché dalla prospettiva, augurabile ma anche probabile, che il Centro CLE possa acquisire risorse finanziarie autonomamente grazie alle sue attività.

SETTORI DI RICERCA

  • Civiltà antiche medievali e moderne

Nella storia del Mezzogiorno interno esistono periodi e aspetti che non sono stati adeguatamente studiati e/o pubblicizzati, come ad es. la vita quotidiana e le relazioni con le culture mediterranee e mitteleuropee non filtrate attraverso le civiltà della costa sia tirrenica che adriatica, ovvero il periodo tardo-antico e altomedievale. Un caso esemplare è quello dall’arrivo e dall’insediamento, in età protostorica, di etnie transadriatiche, con i loro culti e le loro culture, come lo è anche il problematico sistema dei tratturi protostorici e il sistema viario dell’Appia.

  • Beni culturali

Alcuni beni culturali (architettonici, urbanistici, artigianali, agro-alimentari, ecc.) tipici delle civiltà interne meridionali sono pressoché ignoti, pur avendo una notevole valenza storica e tecnico-produttiva. Servirebbe individuarne le tipologie, classificarle e pubblicizzarle, oltre che creare e sostenere aziende di riproduzione per inserirle sul mercato internazionale; servirebbe mettere in rete tutti quei piccoli musei istituiti a livello comunale e territoriale, così come elaborare una mappa dei centri storici più significativi, che presentano tutti singolari peculiarità. Gli eventi sismici che ciclicamente hanno colpito il territorio del Sud interno con tragiche perdite di vite umane, ripropongono con urgenza il problema della vulnerabilità del territorio e del suo patrimonio culturale. Per evitare di trovarsi, come spesso accade in Italia, ad affrontare e gestire l’emergenza, si rende necessario promuovere un’efficace politica di prevenzione del rischio sismico, inteso come stima delle perdite causate da futuri eventi sismici, che consenta di ridurre vittime e danni al patrimonio abitativo ed ambientale attraverso occasioni di ricerca e confronto tra Comunità Scientifica, Enti Locali e categorie professionali, e quindi di informazione e formazione. Occorre, inoltre, procedere all’analisi attenta e al monitoraggio del territorio e delle sue risorse culturali per fronteggiare gli eventi con tecniche innovative di protezione e conservazione.

  • Occupazione e organizzazione del territorio

I processi di occupazione e organizzazione del territorio hanno seguito spesso itinerari del tutto diversi da quelli di altre aree, anche in ragione di necessità contingenti e particolari. Anche questo settore non è stato quasi mai oggetto di ricerca e di pubblicizzazione. Alla luce della nuova e forte sensibilità ambientalista, dalla ricerca potrebbero venire indicazioni tuttora utili e praticabili. Sin dal periodo protostorico,inoltre, tutta l’area è stata un territorio costantemente interessato in vario modo a spostamenti di popolazione, immigrazioni ed emigrazioni. Questi fenomeni, che in misura diversa continuano a interessarlo, hanno caratterizzato e connotato lo sviluppo della civiltà nei suoi vari aspetti. Ricostruire storicamente questo lungo e tormentato processo potrebbe costituire una conoscenza sulla quale progettare il futuro, tenendo conto delle specificità culturali in senso lato.

 

  • Organizzazione del lavoro e produzione economica

Altro settore questo quasi del tutto inesplorato, che potrebbe riservare esiti sorprendenti. Si conosce solo molto relativamente, ad esempio, l’attività produttiva di molte piccole aziende artigianali che furono costrette a chiudere dopo l’unità d’Italia. Esse utilizzavano materia prima locale e realizzavano prodotti di alta qualità in svariati campi. Varrebbe la pena, ai fini dello sviluppo, recuperare anche qui le tecniche adottate, modernizzarle e riattivarle nella produzione. L’esempio dell’affermazione sul mercato mondiale dei vini della Campania interna è sufficiente per capire come ci si può muovere. Ma manca la ricerca pubblica e tutto viene rimesso ad un’imprenditoria privata molto fragile.

Ciò vale anche per il settore più specificamente enogastronomico. Il Mezzogiorno interno  è terra sospesa tra passato e futuro. Le sue tavole, grazie agli operatori del settore, sono ricche di specialità della cucina tipica e sapori di ricette dimenticate nei quali si fondono arte, cultura, tradizioni. Le tecniche agricole pressoché biologiche, i profumi di una terra non ancora del tutto violentata dall’inquinamento e dalla globalizzazione, l’allevamento attuato ancora in spazi aperti, la mitezza del clima e la ricchezza di acque pure restituiscono prodotti di elevata qualità: eccellenti vini protetti dalla denominazione di origine controllata (Taurasi, Fiano, Aglianico, Falanghina, Greco, ecc.), biondo olio a bassa acidità, dal sapore dolce e dal profumo intenso, eccezionali formaggi freschi e stagionati, squisiti salumi, carni genuine, frutta, ortaggi e legumi tradizionali. Quindi proprio il settore enogastronomico, opportunamente pilotato, potrebbe diventare il volano dello sviluppo economico dell’ampio territorio.

  • Pensiero e sistemi politico-sociali

Notevole è stato l’apporto della cultura, anche in età greca e romana, del Mezzogiorno interno all’evoluzione del pensiero politico e dei sistemi politico-sociali. Sarebbe opportuno ricostruirne la storia e approfondire gli episodi più importanti anche al fine di intervenire sull’oggi. Naturalmente, nella ricerca occorrerà cogliere e chiarire alcune esperienze locali o territoriali che non hanno avuto riprese, pur essendo state di indubbia validità teorica e pratica. Ad esempio, ricostruire e studiare quale sia stato e quale sia attualmente il rapporto fra generi o fra terra e potere, tanto per citare questioni attuali, sarebbe una conoscenza fondamentale per una pianificazione degli interventi formativi e di quelli nel campo economico e sociale.

  • Trasmissione della memoria collettiva

Purtroppo la non trasmissione della memoria collettiva ha costituito una delle cause maggiori dei disastri sismici, e non solo. Occorrerebbe tentare di ricostituirla con azioni che partendo dalla ricerca arrivino all’informazione e alla formazione, perché riappropriandosi della memoria collettiva le varie comunità siano presidi di difesa e di innovazione coerente con le vocazioni e i bisogni del territorio.

  • Produzioni musicali, teatrali, cinematografiche e letterarie

Questo settore è stato quello meno studiato in modo specifico in quanto genericamente incluso nella produzione nazionale in genere. Eppure, esso presenta specificità che avrebbero bisogno di essere attentamente analizzate ricostruite e pubblicizzate. Soprattutto ciò vale per le tradizioni teatrali e musicali popolari, la cui dimensione è davvero enorme e interessante, tanto più che in esse si possono individuare le componenti principali e proprie di una civiltà antichissima venuta variamente in contatto con altre e tuttavia capace sempre di conservare la sua identità.

  • Lingue e dialetti

La ricchezza linguistica è davvero straordinaria, particolarmente per le commistioni con le lingue di altri popoli che si sono andate via via sedimentando. E’ un patrimonio che non si può e non si deve perdere, come ci insegnano alcune pagine esemplari di Pasolini. Servirebbe applicare più moderni metodi di indagine senza trascurare altri già sperimentati con esiti pubblicati, come quelli fondamentali del Rohlfs. Le nuove tecnologie sarebbero di grandissimo aiuto per costituire gradualmente un archivio ampio e consultabile.

 

  • L’immaginario e il materiale religiosi e laici

La storia del Mezzogiorno interno presenta una continua commistione di tradizioni religiose e laiche. Studiarne l’evoluzione e le reciproche contaminazioni anche attraverso le rispettive manifestazioni pubbliche e private, e valorizzarle a tutti i livelli potrebbe rappresentare una grossa risorsa di sviluppo turistico e occupazionale.

AMBIENTI DI APPRENDIMENTO (variamente dislocati): Museo interattivo delle civiltà; Archivio documentale; Banca dati; Biblioteca e Videoteca specialistiche; Percorsi didattici; Aule multimediali; Sala convegni tecnologicamente attrezzata, anche per videoconferenze; Sala di esposizione.

ATTIVITA’: Visite guidate; Stage archeologici; Percorsi-stage formativi; Corsi di formazione e orientamento; Laboratorio del teatro e della musica popolari meridionali; Laboratorio dei beni culturali; Laboratorio storico-economico-sociale; Seminari scientifici ed eventi culturali:

PRIMO ELENCO DELLA RETE DELLE COLLABORAZIONI: Università Federico II, Istituto Universitario Orientale, Seconda Università di Napoli; Università di Salerno; Università di Benevento; Università La Sapienza e Seconda Università di Roma; Università di Bari; Laboratorio di comunicazione dell’antico presso l’Università di Ferrara; Istituto Italiano per gli Studi Filosofici; Istituto Campano per la Storia del Mezzogiorno; Università Salesiana di Roma.

Iniziative 2015 del centro