CENTRUM LATINITATIS EUROPAE

LICEO GINNASIO “A. CANOVA” – TREVISO

DIES LATINITATIS

11 APRILE 2003

LATINO OGGI: LE OPINIONI DEI GIOVANI

                  

                             Samuele Dona’      

                     Federica Padoan

                                                Riccardo De Luca- Jacopo Torzo

                Giulia Viviani

Samuele Dona’ - IIA linguistico - Liceo Canova

 Mi è stato chiesto di parlare del latino e dei giovani d’oggi… per quanto riguarda i giovani d’oggi… non c’è problema, faccio parte della categoria. La difficoltà consiste nel parlare del rapporto che noi abbiamo col latino…Sul latino pensiamo di tutto, e raramente siamo indifferenti, specialmente noi che andiamo al liceo e quindi abbiamo scelto tutti, o perlomeno, la maggior parte, ha scelto volontariamente di studiare il latino.

Le opinioni penso siano, come riguardo ad ogni argomento, le più varie… dalla già nominata indifferenza, all’amore, alla malcelata sopportazione, ad una abbastanza diffusa antipatia. Gli indifferenti sono coloro che non hanno a che fare col latino, che non lo studiano fra i banchi di scuola… fra coloro che lo studiano, in genere il latino è come tutte le altre materie: piace a chi va bene, è più pesante per chi non riesce (di solito la maggioranza…). Probabilmente tutte queste scuole di pensiero sbagliano: infatti non si può amare od odiare il latino in base alla media o alla simpatia del professore, né tantomeno restarne indifferenti.

Sapete perché? Perché quando pensiamo queste cose o molte altre, quando sminuiamo il latino dicendo che è una lingua morta che non serve a niente, altro che l’inglese, quella sì che è la lingua del futuro, siamo piuttosto irriconoscenti e ingiusti verso questa lingua che tanto ci ha dato.

Pensiamo solo che l’italiano è una lingua figlia del latino, che le parole che sto accozzando sono quasi tutte parole ex-latine. Ex-latine. Ecco, anche questo “ex” è latino. Questo per dire che il latino non è affatto una lingua morta, come molti di noi pensano, ma vive nella nostra lingua ogniqualvolta apriamo la bocca.

Ci rendiamo conto che nell’era della globalizzazione le alternative per noi giovani del mondo sono due. O appiattirsi, conformarsi alla massa globale, diventando tutti omologati, tutti vestiti con le stesse marche, e nutriti degli stessi hot dog. La seconda alternativa è quella di andare verso una forma diversa di globalizzazione, in cui ciascun popolo riscopra le proprie radici culturali, sentendosi anche un po’ più libero.

E’ ovvio che questa seconda forma di partecipare al villaggio globale è di gran lunga da preferire.

Ora, volenti o nolenti, le nostre radici culturali sono nel Latino.

Certo, lo sappiamo: in un passato neanche troppo distante c’è stato il rischio del Nazionalismo, dell’Imperialismo. Non mi sembra però che questo sia più un problema attuale.  Tanto più che il Latino è addirittura una lingua inter-etnica ed interculturale.  Latino non è solo il “nostro” passato. E’ di tutte le culture romanze o neolatine, e perfino dei dialetti (quanto è rimasto nel Veneto attuale il linguaggio dei Paleoveneti? E quante sono invece le parole venete di origine latina?). Attraverso questa lingua, ci sentiamo subito vicini ai popoli della cosiddetta America Latina, per non parlare dei popoli europei (perfino gli Anglosassoni hanno nel loro vocabolario una quantità impressionante di vocaboli di derivazione latina). Possiamo pensare dunque al latino come lingua d’unità fra i popoli, come base comune tra molte culture, come humus dell’Europa.

Non si tratta solo una cultura di élite che viene imposta  quasi con la forza da professori, e che incute in noi studenti un misto di orrore e di estraneità, simile al sentimento di Renzo per il Latinorum di Don Abbondio. Il latino è vario, vibra di vita, è una vera e propria lingua, ma ha una funzione diversa dall’inglese, francese, tedesco, eccetera: mentre le lingue straniere si imparano per comunicare, il latino si studia per capire chi siamo e da dove veniamo.

Vorrei concludere citando un episodio degli anni 60, quando si dibatteva sulla nuova scuola media unificata. In quella circostanza, si formò una linea più conservatrice che difendeva il Latino, ed un’altra più progressista favorevole ad una modernizzazione dei programmi didattici. Il grande Pasolini, spiazzò tutti con una difesa del Latino originale  ed imprevedibile.  Le parole dello scrittore mi sembrano quanto mai profetiche, vista l’era in cui viviamo. Dice:

”Dobbiamo conoscere e amare il nostro passato, contro la ferocia speculativa di chi non ama nulla, non rispetta nulla, non conosce nulla.  Il povero latino delle medie è un primo minimo mezzo di conoscenza della nostra storia…. E’ perciò secondo me un errore voler abolire l’insegnamento del latino…Lo scacchiere della lotta è immenso e complesso: il latino è solo apparentemente un’arma del nemico”  (I Dialoghi, 1962)    

                          Federica Padoan  - IIIA Liceo classico - Pio X -  Treviso
 

 Quando mi è stato chiesto di partecipare a questa tavola rotonda, ho cercato di documentarmi, in modo da avere delle informazioni, dei dati certi su cui poi poter impostare il mio discorso. In questo modo sono venuta a conoscenza del fatto che la Commissione Brocca ha stabilito dei criteri secondo i quali valutare se una materia sia o meno da inserire nel piano di studi, e alcuni di tali criteri, che sono inoltre dei veri e propri obbiettivi da raggiungere, sono: conoscenza e comprensione della natura e della società, sviluppo dell’autoconsapevolezza e spirito critico, crescita armonica della propria corporeità, capacità di orientamento e di conferimento di senso alla propria esistenza ed alla realtà, ricerca di un’identità professionale e sociale. Ora, senza voler assolutamente criticare il lavoro dei componenti della Commissione, ho constatato che tutti questi criteri ed obbiettivi mi dicono ben poco, anche in relazione alla mia esperienza personale. A questo punto mi sono chiesta: qual è il compito della scuola?

Credo la prima finalità, e la più scontata, sia la trasmissione alle future generazioni del sapere acquisito, di modo che possa essere accresciuto e tramandato ulteriormente.

Il secondo scopo è invece quello della formazione vera e propria, vale a dire della formazione di membri attivi della comunità, i futuri cives. Vorrei dunque mettere in luce come l’insegnamento del latino permetta di raggiungere ciò, in particolare per quanto riguarda i punti che ritengo più importanti, vale a dire la capacità di comunicare, la formazione di valori e la strutturazione dei rapporti interpersonali.

Per quanto riguarda il primo aspetto, e cioè la capacità di comunicare, è assai utile anche il semplice esercizio di traduzione di testi. Senza ripetere per l’ennesima volta che la nostra lingua deriva direttamente dal latino, e che dunque una buona conoscenza di quest’ultimo comporta anche una sicura padronanza dell’italiano, basterà ricordare che esercitarsi su strutture sintattiche complesse come quelle presentate da un testo ciceroniano abitua ad esporre con chiarezza un discorso, individuando con chiarezza e comunicando all’interlocutore i vari nessi logici, senza possibilità di fraintendimenti. La conoscenza di determinati meccanismi linguistici può inoltre rendere più agevole lo studio di altre lingue, dal momento che le strutture sintattiche si ripetono più o meno simili in ogni idioma, così che il latino può diventare un modello linguistico di riferimento.

Passando poi alle relazioni interpersonali, punto strettamente legato al precedente, si vedrà come –per raggiungere tale obbiettivo- siano utili non solo le versioni ma anche la lettura di testi letterari latini, anche in traduzione. Dall’esercizio di traduzione si ricaverà infatti l’abitudine ad analizzare attentamente un testo e a contestualizzarlo –cosa più importante-, tanto che verrà poi naturale porsi in tal modo anche nei confronti di testi o discorsi a noi contemporanei, in modo da evitare di giudicarli basandosi solo sulla prima impressione. Da questo habitus si otterrà dunque una disposizione permanente molto importante, vale a dire la capacità di cogliere e rispettare le diversità culturali anche su piccola scala, come i diversi punti di vista attorno ad un determinato argomento.

Ciò è dato anche dalla capacità critica (dove critico è inteso nel senso più ampio e costruttivo del termine) sviluppatasi sempre grazie alla lettura approfondita di testi latini e allo studio dell’intero mondo dell’antica Roma. Si tende infatti solitamente ad identificare l’insegnamento del latino con il solo studio delle strutture linguistico-grammaticali e del patrimonio letterario, ma in realtà si tratta anche di sviluppare la conoscenza delle istituzioni, della filosofia, della religione, anche del livello raggiunto dalla ricerca scientifica e –se possibile- dell’intera mentalità del mondo romano. Senza contare poi che tale conoscenza non si esaurisce in sé stessa, ma –per l’importante funzione rivestita dal latino come veicolo di altre culture- comporta anche l’incontro con la cultura greca ed orientale in genere, le cui influenze furono molto determinanti per la vita quotidiana stessa del popolo romano.

L’ultimo punto che mi interessa toccare è quello riguardante la formazione di un sistema di valori che si riallacci all’identità culturale propria dell’individuo e che ne costituisca una continuazione. Ciò è sempre più importante se si considera che l’unica prospettiva che si prefigura dopo la creazione del famoso “villaggio globale” è purtroppo quella di un misero conformismo del sapere e di tutto il mondo culturale e spirituale degli uomini di tutto il mondo. Con questo non voglio assolutamente criticare il progetto, l’ideale di un mondo in cui le idee possano circolare liberamente influenzandosi a vicenda, anzi: ciò è fortemente auspicabile. Tuttavia per assimilare nuove conoscenze è necessario anzitutto avere già uno schema entro il quale collocarle ed attribuirgli il giusto valore, per non rischiare di ingrandire o sminuire ogni cosa senza criterio fino a formare un labirinto entro il quale diventerebbe impossibile destreggiarsi. Abbiamo già visto come lo studio del mondo latino comporti necessariamente la conoscenza di tutta l’antichità mediterranea, da cui la nostra civiltà deriva. Ebbene, una volta riscoperte le proprie origini culturali e maturato un certo spirito critico, non sarà difficile costruire un intero sistema di valori, che diventino dei punti di riferimento, delle coordinate in relazione alle quali accogliere e valutare le novità.

Per tornare infine alla mia esperienza personale, devo dire che negli ultimi tempi, soprattutto durante la preparazione della tesina per gli esami, con la quale cerco di mettere in luce gli elementi di continuità delle varie manifestazione della poesia femminile nell’arco dei secoli, mi sono resa conto sempre più di quanto la nostra cultura, anche letteraria, sia influenzata da quella latina, magari anche senza che ce ne accorgiamo. Credo dunque che sia importantissimo per ognuno di noi conoscere questa cultura, visto che riguarda direttamente ciò che siamo come persone.  


Riccardo De Luca    -  Jacopo Torzo,    II B Liceo scientifico “Da Vinci” -   Treviso

 Siamo due studenti della IIB del Liceo Scientifico L. Da Vinci di Treviso. Vorremmo incentrare il nostro discorso sull'importanza dello studio del latino: studiare il latino significa avere la possibilità di capire meglio l'italiano e la nostra storia, e conoscere una lingua che unificò l'Europa nella cultura e nel progresso per secoli, dando luogo alla prima grande globalizzazione della storia, riuscendo a legare popoli fra loro anche molto diversi. Il latino rappresenta la chiave di lettura della società del nostro tempo, è un importante mezzo di analisi linguistica, oltre ad essere un fondamentale strumento per conoscere le origini del nostro sapere. Esso rimase per secoli la lingua della scienza, della sfera sacra. filosofica e in generale di tutta la produzione letteraria "alta".    Ma forse soprattutto, questa lingua è espressione della cultura classica, la culla dell'età antica in cui nacque il più grandioso miracolo della storia italiana: Roma.    Crediamo debba essere questa la motivazione maggiore per continuare a studiare con entusiasmo il latino: scilicet studium labor est, sed gaudemus discendo linguam latinam, quia inter omnes nos versatur.  Il latino invece non è spesso apprezzato dagli studenti perchè è affrontato con metodi obsoleti che limitano l'importanza dello studio solo alla correttezza morfosintattica della lingua, privilegiando l'attività di traduzione, e bocciando la proposta di un uso più attivo e coinvolgente della lingua attraverso il dialogo. Considerano insomma in tutto e per tutto il latino come una lingua morta: questo è un dato di fatto, direte, ma uno studio di questo tipo finisce per uccidere l'essenza stessa della lingua che è l'essere mezzo di comunicazione e non un catalogo sterile di regole.

                           Giulia Viviani - VB Linguistico – Liceo Canova – Treviso

 Inizialmente quando mi è stato chiesto di esprimere la mia opinione  sull'importanza dello studio del latino oggi, mi sono trovata in difficoltà, non perché non sapessi cosa dire, quanto piuttosto per il timore di scadere nella ripetitività e quindi banalità.

Poi lo spunto per questo intervento mi è stato offerto proprio dalla mia vita quotidiana, da  un articolo letto sul Venerdì, settimanale di La Repubblica, nel quale si spiegava lo stato d'animo dello spettatore che assiste ai terribili eventi della scena internazionale odierna alla televisione con l'immagine creata da Lucrezio dell'uomo che dalla riva vede una barca in mare in difficoltà a causa delle intemperie e prova un sentimento contraddittorio, di compassione e sollievo allo stesso tempo.

Quest'articolo mi ha portato a riflettere sull'attualità e l'universalità dei sentimenti e delle tematiche proposti dai vari autori latini che ho studiato finora; è questo infatti l'aspetto che più mi appassiona nello studio dei classici.

Ritrovare in testi scritti da grandi uomini vissuti in un'epoca così lontana le mie stesse paure, perplessità, dubbi; accorgermi che ,mentre fuori tutto cambia molto velocemente, l'animo umano continua a condividere le stesse problematiche e gli stessi sentimenti, mi dà conforto e mi fa sentire meno sola.