Quando si parla di intelligenza artificiale bisogna prima di tutto chiarire a che cosa ci si riferisce esattamente. Al momento infatti si stanno diffondendo tipologie di applicazioni che in linea teorica non possono definirsi pienamente intelligenza artificiale perché la caratteristica primaria dell’intelligenza artificiale in quanto tale è la capacità di imparare attraverso l’esperienza proprio come succede a noi esseri umani. I chatbot o altre forme di applicazione in realtà consistono in software che sono in grado di elaborare grandi quantità di dati confrontandoli e scegliendo delle soluzioni in base a input predefiniti dal programmatore. Per fare un esempio più chiaro sarebbe intelligenza artificiale vera un’applicazione attraverso cui un computer può imparare a giocare a scacchi, ma è solo una semi-intelligenza artificiale quella che attualmente è inserita nei giochi di scacchi al computer, basati sulla grande capacità dei processori di confrontare mosse e scegliere le migliori soluzioni. Va detto che tra queste due tipologie di applicazioni quella vera e quella semi c’è anche una notevolissima differenza di costi, dell’ordine di 1 o anche due zeri.

Premesso questo io non credo che si debba accettare l’intelligenza artificiale nelle scuole e nell’educazione e in quanto tale. Bisogna soprattutto fare attenzione alle motivazioni che portano allo sviluppo di applicazioni di intelligenza artificiale. Molto spesso queste motivazioni sono di carattere commerciale o fondate su modelli di marketing relazionale o di altra natura comunque non pertinente al mondo dell’educazione. Bisogna quindi prima di tutto mettere a punto un sistema di valutazione e selezione delle applicazioni parametrato sulle esigenze dei sistemi educativi. Rispetto ai sistemi educativi in cui si cerca di recuperare e valorizzare un rapporto stretto con la cultura umanistica in senso lato, questo significa capire, mettere a fuoco, definire gli ambiti specifici in cui l’intelligenza artificiale ha davvero un senso e può risultare davvero utile, per non commettere gli stessi errori che già altre volte si sono commessi nelle scuole accettando passivamente tecnologie che non erano state valutate e considerate da punto. di vista della reale pertinenza con gli obiettivi didattici. Un contributo serio potrebbe quindi consistere nell’elaborazione di una griglia di valutazione comparativa sulla qualità dell’applicazione di intelligenza artificiale ma soprattutto sulle funzioni che può svolgere all’interno di un piano formativo i cui obiettivi non dipendano dalla tecnologia in quanto innovazione fine a se stessa ma dal cambiamento effettivo che l’ innovazione tecnologica è in grado di supportare e facilitare. C’è un ampio spazio per la ricerca in questa direzione…

Un caro saluto a tutti

Mario Rotta